La liturgia odierna antepone un passaggio del racconto evangelico della Passione di Gesù proponendo il momento della notizia data dallo stesso Cristo ai discepoli dell’avvenuto tradimento da parte di uno di loro e lasciando alla liturgia di domani il racconto della lavanda dei piedi che invece è precedente a quello odierno. Nelle decorazioni ad affresco o a tela delle nostre chiese e di quelle di tutto il mondo la raffigurazione dell’Ultima Cena è un’iconografia molto comune. Ne troviamo una molto bella anche nella parrocchiale di Calliano. E’ un testo pittorico leggibile e riconoscibile da tutti anche da coloro che hanno poca dimestichezza con le Sacre Scritture. Le rappresentazioni più belle sono quelle dove l’artista ha voluto cogliere il momento immediatamente successivo alla dichiarazione di Gesù sul tradimento da parte di uno di loro. Gli esempi si sprecano ma desidero proporvi l’affresco del fiorentino Cosimo Rosselli realizzato tra il 1481 e il 1482 e facente parte della decorazione del registro mediano della Cappella Sistina in Vaticano.
Sulla tavola a forma di ferro di cavallo in modo che tutti possano essere visibili tra loro non c’è assolutamente nulla, la cena deve ancora cominciare, le stoviglie sono tutte davanti devono ancora essere apparecchiate. Solo un calice che divide Gesù e Giuda il traditore. Gli apostoli ancora con i piedi scalzi, perché Gesù ha appena terminato di lavarli loro, sono sgomenti. La notizia ha raggelato il clima e tra loro cominciano a parlottarsi, a battersi il petto chiedendosi chi potrebbe mai essere colui che ha fatto una cosa così orribile. Proviamo ad immaginare i loro bisbigliati dialoghi: “ma chi sarà, io no è, sono sempre schietto e poi non farei mai una cosa del genere!” “Che sia il tale? L’ho sempre detto che non mi piaceva e aveva qualche cosa di strano” – “Ma benedetto Gesù rovinare la cena così non poteva aspettare che avessimo mangiato per dire questa cosa?”. Davanti a Gesù Giuda in silenzio che guarda tutti coloro che stupiti si chiedono da dove venga fuori una tale notizia. A lui non serve confrontarsi, anzi in questo momento è fiero di quello che ha fatto, c’è ancora un po’ di tempo prima che se ne penta “amaramente”. L’artista pone in primo piano al centro accanto alle stoviglie la classica diffidenza cane-gatto, che rammenta le rotture di tanti rapporti umani per questioni inesistenti. Ai lati gli astanti, coloro che osservano da una parte la vicenda che si sta svolgendo attorno alla tavola e dall’altra noi che guardiamo. Proviamo a scegliere un posto. Chi guarda da lontano ma non vuole immischiarsi? Oppure occupare il posto di uno degli apostoli e prendere parte alla conversazione? Giuda non lo sceglie nessuno è una certezza matematica. Ma a pensarci bene la differenza è davvero poca….gli apostoli non si sporcheranno le mani per stare dalla parte di Gesù, lo difendono a parole nell’immediato e Pietro più di tutti, ma la storia ci racconta che alla fine se la svigna in fretta anche lui. E’ vero, Giuda tradisce, ma alle volte è più pesante il comportamento di chi non sa prendere le difese dell’altro per poi dispiacersi ma continuando a preservare la propria tranquilla esistenza. Quanto attuale è questo brano pittorico e quanto cammino abbiamo da fare…ma proviamo comunque a fare un passo in più, almeno a riflettere su quante volte non abbiamo saputo prendere le difese di una persona lasciandola al suo destino …in fondo su quella tavola avanza sempre un posto e potrebbe anche essere la volta buona di accettare quell’invito….
Patrizia